mercoledì 9 marzo 2016

Auguri maestro GIUSEPPE


Storia collettiva: un incontro inaspettato

Storia collettiva: un incontro inaspettato (conclusione personale di una storia di Mario Lodi)
“Un leprotto ferito!” Gridai
Mio padre accorse e ci trovammo di fronte ad un leprotto che zigava disperatamente, perché era ferito, avvilito e giaceva rannicchiato al suolo.
Lo portammo a casa per curarlo e il papà lo prese tra le sue braccia per rassicurarlo. In seguito lo curò, lo medicò e gli diede una ciotola d’acqua per fargli passare lo spavento e recuperare le forze.
Ogni mattina gli portavo pane, erba fresca, carote, lattuga, mais, nei quali nascondevo alcuni farmaci cicatrizzanti. Cercavo in ogni modo di rifocillarlo.
Con me stava quieto, saltellava su tre zampe, oppure si rilassava o sonnecchiava per non sforzare la zampa; muoveva le orecchie e si capiva che si fidava di noi.
Io gli volevo bene, mi avvicinavo, senza spaventarlo, allungavo un mano, lo accarezzavo amorevolmente, teneramente, delicatamente e cercavo di coccolarlo. A volte mi leccava con la sua lingua ruvida.
“Che cosa penserà di me?” Mi chiedevo spesso.
“Capirà che l’ho chiuso in questa prigione per farlo guarire? Oppure penserà che sia malvagio, gli voglia fare del male o addirittura mangiarlo?”
“Ora che è guarito che ne fai?” Mi chiese il babbo.
“Qui soffre.” Aggiunse
“Nei campi lo uccidono i cacciatori”. risposi “è meglio che resti qui”.
“Perché non lo liberi quando la caccia è chiusa?” Propose lui
Appena la caccia fu chiusa, io e papà lo riportammo dove lo avevamo trovato e capimmo che era raggiante.
Saltellò un po’ nell’erba poi si allontanò  con grandi balzi verso un cespuglio di more, ma girò spesso lo sguardo verso di noi come per salutarci.